INCONTRO DONNE 10 SETTEMBRE 2017: UNA PAROLA CHE CI PORTA ALL’ALTRA SPONDA
INCONTRO 30 LUGLIO: NELL’INCONTRO UN PROFUMO, UNA DANZA (Lc. 1, 38-48)
E L’ANGELO PARTI’ DA LEI :La realtà della vocazione di Maria termina con queste terribili parole. Entrò in lei e poi partì. Quindi rimase immersa nella quotidianità, profonda solitudine. Rimane con lei il verbo di Dio, che ha preso possesso della sua persona, della sua vita. Ma dentro a questo mistero che l’ha preso possesso in lei, rimane confusa, incredula, perché è così grande che ci vuole tempo per varcare la soglia e farsi abitare da questo mistero. Anche Maria è cresciuta nella fede giorno dopo giorno.
IN QUEI GIORNI MARIA SI MISE IN VIAGGIO: Maria va da Elisabetta non per aiutarla, ma è andata perché dentro di sé portava un dramma, un turbamento profondo, una maternità che non poteva giudicare da se stessa. Quale donna di Nazareth poteva assicurarla, capirla, darle un consiglio? Dentro di sè le rimaneva solo quella voce…avrai un figlio…. Con chi dire, confrontarsi di questa esperienza: ma sto vaneggiando? È sogno, è utopia, è fantasia, sto dando i numeri? Ma lei crede a questa voce interiore che gli ha detto anche di Elisabetta e per questo va da Elisabetta.
APPENA ELISABETTA UDÌ IL SALUTO DI MARIA, IL BAMBINO DENTRO DI LEI, NEL SUO GREMBO EBBE UN FREMITO, ESULTO’… esultare è il verbo della danza, del salto di gioia del bambino raggiunto da una bella notizia, che non sta nella pelle. Quando finalmente avviene l’incontro, dopo il lungo viaggio, la gioia prevale. Il luogo dell’incontro è il grembo, luogo della gioia, luogo delle trasformazioni. Il termine greco significa cavità, vuoto…ma è un vuoto che in queste due donne diventa lo spazio dove custodiscono il tesoro più prezioso che è stato loro dato: un figlio.
GRANDE È IL SIGNORE E LO VOGLIO LODARE: Il Magnificat di Maria è ispirato dalla felicità di Elisabetta. La gioia è contagiosa e da ristoro alle fatiche del viaggio. Elisabetta ha introdotto la melodia, l'apertura è stata una benedizione che ha iniziato a battere il ritmo dell'anima e della gioia, e Maria è diventata musica. "Magnificare" letteralmente significa "fare grande". Un verbo pieno di energia, che deborda in avanti, che pare quasi eccessivo: come può una piccola ragazza di Galilea fare grande l'Infinito? Lo può fare, proprio come fa ogni donna gravida che porta a maturazione una vita nuova. Una fede quella di Maria che non è fede granitica, ma piuttosto un sentimento di smarrito stupore, e per questo sa cantare: ha guardato a me che non ho niente, ha fatto dei miei giorni un tempo di stupore, ha fatto della mia vita un luogo di prodigi. La visitazione diventa la festa delle strade, la festa dell’incontro. Due donne, due gravidanze, due età diverse eppure una che fa da specchio all’altra e nasce il Magnificat. Non nello spazio della solitudine, ma dell’affetto. Questo incontro permette a capire ad entrambe che cosa sta succedendo. Maria va perché sa che quanto è custodito nel suo grembo è legato alla vita nascosta nel grembo dell’anziana cugina.
CANTO DEL MAGNIFICAT: Al centro del Magnificat c'è il decalogo del Dio appassionato. Dei quattordici verbi del cantico, uno è riferito a tutte le generazioni, tre a Maria, gli altri dieci a Dio: "Ha guardato, ha fatto, ha spiegato, ha disperso, ha rovesciato, ha innalzato, ha ricolmato, ha rimandato, ha soccorso, ha promesso...". Il vangelo di Maria annuncia che al centro della religione non sta quello che io faccio per Dio, ma quello che Dio fa per me. Al cuore del cristianesimo non è il mio agire verso Dio, ma l'agire di Dio verso di me, non il mio dovere ma il suo dono: Dio in me, che mi invita a respirare con il suo respiro, a sognare i suoi sogni, a dare vita ai suoi germi di vita. Maria è una donna che sa creare il vuoto dentro di sé. Non cerca se stessa. Ecco la serva, che si svuota di ogni suo progetto per aprirsi al mistero che riempie la sua esistenza.
DOMANDE:
ALCUNI FLASH DELLA NOSTRA CONDIVSIONE:
ANDARE INCONTRO LASCIA UN SEGNO INDELEBILE: L’incontro di queste due donne è una cosa profonda che ci tocca il cuore. Ci sono incontri che lasciano il segno perché ti fanno stare e sentire bene. Sono linguaggi corporei molto toccanti. Altri invece che non ti lasciano niente. Per incontrare l’altro bisogna svuotarsi. Mi svuoto, ti svuoto e allora incontriamo. Siamo contenitori per i drammi dell’altra, ma tutti abbiamo bisogno di un contenitore per capire il senso di quello che stiamo vivendo. Là ti senti amata e tuo figlio sussulta, parte con la sua danza.
DRAMMA E GIOIA: Per questo Maria aveva bisogno di condividere con qualcuno con cui si sarebbe sentita compresa, capita. A volte desideriamo trasmettere i momenti di gioia, ma non sempre si arriva a farlo e non sempre hai chi ti comprende, quindi quella gioia ti resta dentro o ti ritorna indietro. Vai… da chi ti comprende!
MISTERO DELLA GRAVIDANZA: Non c’è età che divida quando ti metti accanto all’altra che è in attesa.
GRAVIDANZA: Quando penso alla mia gravidanza torno al mio incontro con Dio. In quel periodo mi aprivo a Lui, mi fidavo, mi lasciavo portare, mi sentivo chiamata a scegliere per la vita. Affidarmi a Lui è stato la mia salvezza. A volte si arriva al limite prima di affidarsi a Dio. Poi passato quel tempo è facile tornare a riprendersi la vita, e respirare con il suo respiro diventa difficile. Quindi bisogna essere vigili per ripartire ogni giorno con l’affidamento
TRAVAGLIO: vivo un travaglio e oggi trovo un grembo grande. Cosa affido a questo grembo? Il desiderio di continuare una fecondità, voglio continuare ad essere viva. Ho un dono che voglio mettere al mondo. E raccontarlo a voi è l’inizio di una melodia. Qui dove ci stiamo scambiando cose della vita inizia una musica.
GREMBI CHE GENERANO VITA O MORTE: sento importante chiedere a Dio: dimmi cosa devo fare, sii chiaro perché io non capisco! C’è un duello tra il mio cuore e la mia testa perché la testa interviene spesso. Sento delle cose, ma faccio fatica a distinguere tra le mie e quelle di Dio. Non chi dice Dio mio, ma chi fa la sua volontà… Quindi forte si fa il desiderio che Dio sia il Dio della mia vita: avvenga di me secondo la tua Parola. Il desiderio grande è questo, ma difficile distinguere e capire tra il mio progetto e il suo.
Anche gli uomini hanno il loro piccolo grembo: che è la vita di Dio dentro ciascuno. È il dono di ogni essere umano. Noi donne facilitate in questo perché generiamo vita, ma sappiamo che siamo anche grembi che generano morte: capaci di metterti in vita ma poi di darti morte.
QUANTI SUSSULTI: sono mamma, sono figlia, sono nonna, sono moglie…
Sono nonna e ascolto il sussulto del nipotino che si affida a me
Sono ancora mamma e se non voglio restare soffocata devo staccare, lasciare, accogliere il sussulto del figlio che avviene nello staccarsi da me
Sono moglie chiamata a rivivere un nuovo modo di innamorarmi… altro sussulto
Sono ancora figlia e faccio fatica a cogliere quel sussulto che mi chiede ora di fare io da madre. Il suo essere edera che si aggrappa mi pesa e per questo non colgo il suo sussulto di vita.
Tanti sussulti posso vivere e chiedo di viverli nella gioia.
STORIA DI SALVEZZA: vedo come Dio fa della mia storia una storia di salvezza proprio in questo mondo di relazioni che ho vissuto e che sono chiamata a vivere oggi. Una volta mi sentivo più Elisabetta, ora gusto proprio come Maria i vari incontri, dove sviluppo e cresce la mia femminilità. Incontro sorelle e madri, incontro persone che mi aiutano a procedere nel quotidiano. Mi sento Maria che va in cerca di Elisabetta, dove anch’io so dare qualcosa. Fatica del camminare che poi diventa gioia nell’incontrare.
DINAMICHE DELLA CUSTODIA: anche Maria è cresciuta nella fede. Quanti misteri ci abitano, quanti incontri che ti lasciano il segno. Siamo cresciuti con la provvidenza, senza avere coscienza di essere abitati da Dio. Tanta incoscienza, e quando non si sapeva cosa fare ci dicevamo: diamoci del tempo… Signore fai tu! Vivere affidati… poi le cose si risolvono. Dopo 30 anni, guardando indietro scopro che qualcuno viaggiava con noi.
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