Don Paolo Basso e Maddalena Zilio, lavorando insieme in varie attività pastorali, hanno colto il bisogno e il desiderio delle persone impegnate con loro nei vari servizi, di dare vita ad un volto di chiesa più familiare e accogliente. Un posto, un luogo dove poter maturare e approfondire, in un confronto fraterno, la propria esperienza di fede. Non hanno tacitato questo desiderio, ma custodendolo nel cuore, lo hanno concretizzato facendo piccoli passi, aprendo la porta di una casa:

  • dal 2015 al 2016, per un giorno alla settimana nella canonica del piccolo paese di Marteggia;
  • dal 2016 al 2019 per più giorni in una casa diocesana nella pedemontana a Crespano del Grappa.

Proprio in questi anni si sono avvicinate varie presenze e insieme a loro si è colto l’importanza delle relazioni che si creano nella condivisione di vita quotidiana. Così di volta in volta, di volto in volto, misurandosi con le gioie e le fatiche di capirsi, di ridurre le distanze, venirsi incontro, riconoscere la co-appartenenza, si è sentita l’importanza di dar vita ad una associazione. 

Nata nel settembre 2019, l’Associazione So-stare ha lo scopo di tenere aperta la porta di una casa dove vivere relazioni fraterne.  In una casa che non è la propria, ma che è di tutti, con una ospitalità che fa bene sia dare che ricevere, che riporta poi nella propria quotidianità con un di più di amore, di cura ricevuti, che si riversa per contagio ad altri. Insieme ci si sostiene nel vigilare perché lo spazio dentro di sé sia sgombro da aspettative e presunzioni, per accogliere le proprie e altrui fragilità e limiti, in modo che la casa resti il più possibile un luogo senza giudizio. Non c’è bisogno di mostrarsi perfetti, con chissà quali competenze, anzi proprio il condividere le fragilità che ciascuno porta in sé, impedisce di rincorrere quel mito di perfezione che rende le persone incapaci di tendere la mano.

In questa stagione che stiamo vivendo, sospesi dal Covid, abbiamo mantenuto le relazioni in modo da ridurre le distanze. Le abbiamo vissute accordandoci al lento e leggero rumore della goccia che cade sulla pietra, quella stessa che scava la roccia nei tempi lunghi della natura. Ogni giorno di accoglienza, nel bilancio serale, è stata una sorpresa per come le persone si sono fatte presenti di persona e spesso per telefono, per depositare la fatica di questo tempo. E’ nato un sostegno reciproco, dove la Parola di Dio ascoltata e interiorizzata non ci lasciati fermi, per paura, ad attendere tempi migliori. Così ci siamo lasciati provocare da quella speranza che ogni mattino ci attendeva alla porta di casa per sollecitarci ad  inventare nuovi modi per incontrarci, nonostante le chiusure, sapendo “che quello che ci viene chiesto di vivere oggi ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire”. (Vaclav Havel)