INCONTRO 20 MAGGIO 2018:
PENTECOSTE: IL NOSTRO VIAGGIO DAI TUONI, DAL VENTO IMPETUOSO AL SOFFIO LEGGERO...
Abbiamo perso la verità su noi stesse, e per sapere chi siamo ci affidiamo alcune volte a voci improbabili e illusorie. Dentro la parte più intima di noi è presente una voce sottile, un sussurro leggero, che ripete al ritmo del nostro cuore, il nostro nome, la nostra verità più profonda.
Nei nostri viaggi altrove, alla ricerca di voci suonanti, che ci diano risposte soddisfacenti, questa voce silenziosa, questa presenza discreta e paziente rimane a casa ad attenderci.
È per questo, che il nostro viaggio non finisce mai e ci troviamo per strada tra l’agitazione del cuore e ricerca di nuovi sentieri. Sentieri che premono dentro di noi, provocati da quella nostalgia che ci chiama e non ci lascia ferme nell’illusione di aver trovato, o in quel realismo che blocca ogni ripartenza. Certo bisogna allenarci a frequentare il nostro vuoto, quella nostra solitudine che reclama a volte più un riconoscimento che ci porta a desiderare di essere apprezzate più che di essere guarite.
Gesù risorto, Spirito di vita
- Tu sai come a questo bivio mi fermo smarrita, ma Tu aspetti pazientemente la mia resa,
dove mi lascio guardare in questo mio bisogno di riconoscimento che deve essere liberato.
- Sono i tuoi passi fedeli accanto a me che mi aiutano a dare un nome a quel vuoto che mi dilania il cuore
- Toglimi oggi la tentazione di chiederti di tirarmi via ogni imperfezione, ogni limite, ogni debolezza e fa che mi arrendi a quel rifugio che oggi mi offri, non come un nascondiglio per contenere i danni, bensì come un trampolino che mi provoca a rialzarmi dalla polvere e diventare sorgente di speranza
- Aiutami a non aver timore nel sentire che nel mio grembo preme ancora tanta vita, ma aiutami a non disperderla per lo sguardo che io giudice implacabile a volte do a me stessa bloccando ogni risveglio di vita nuova. Oppure che non blocchi questa vita che preme nell’attesa di poter esprimere la mia fecondità in quei rapporti familiari che una volta generati vanno per la loro strada.
- guidami in questo viaggio interiore, dove rimanendo nel silenzio, la distanza che mi separa dalla verità di me stessa si consuma.
- Dopo tanti sguardi ricevuti so che il tuo mi renderà quella preziosità che io sono, non perché la più brava, bella, capace… ma perché sono io
- portami in questo luogo solitario, nascosto dentro di me e fa che lasci la paura di trovarmi sola.
- Conducimi Tu dentro, là dove Tu sei e mi stai attendendo per farmi conoscere l’essere profondo che è in me e aiutarlo a venire alla luce e crescere.
- rendimi spazio libero, grembo che accogliendo Te genera nuovamente Me, rendendomi feconda e portatrice della tua vita, quella che mi consegni ogni giorno e non quella che io ho già “in-sapientemente” programmato per me e per gli altri.
- tirami fuori da quel restare seduta sulle mie abitudini, per vivere un cammino incessante, che non è un vagare senza meta, ma un viaggio per incontrare Te in me.
Quindi partiamo per questo discesa dentro di noi per accogliere la Tua presenza che ci sta aspettando, lasciando per un momento la preoccupazione per gli altri, quella tentazione di trovare delle soluzioni per chi amiamo e per cosa pensiamo bene per loro. Per curare i nostri rapporti con gli altri è necessario assumere coraggiosamente il mistero della nostra solitudine. Una solitudine che chiede di passare attraverso il primo frastuono e confusione che sentiamo e troviamo quando scendiamo dentro di noi, ma se lasciamo la paura di non farcela, possiamo poi ascoltare riconoscenti, quella voce sottile che pronunciando il nostro nome ci dona di trovare quella pace che poi ci aiuta a dare pace agli altri.
RISONANZE DOPO AVER FATTO IL PERCORSO: TRACCE DI CIELO
- Centrata sul negativo, nel mio buio che avevo ora vedo uno spiraglio di luce. Tirami fuori da quel restare seduta sulle mie abitudini, per vivere un cammino incessante, che non è un vagare senza meta, ma un viaggio per incontrare Te in me. Ho ascoltato una voce che mi diceva di uscire dal mio essere chiusa in casa: vieni con me ad incontrare nuove persone. Ho ascoltato questa voce e sono uscita. Questo passo fatto mi sta aprendo a nuove possibilità.
- Leggendo ho accarezzato la parola nostalgia. Poi ho letto alcune immagini… ho fatto un percorso che mi ha portato in una casa con una legnaia e lì ho sentito una voce: STARE. Non è un verbo dell’immobilismo, ma: ritrovo abitate le mie radici, è un respirare da questo polmone profondo, è vivere abitare il mio cuore, sentire il suo calore, la sua vita, nutrirmi a questa radice profonda. Stare è lavorio di cantiere, è fervore di vita, dono che viene da una vita più grande. Stare mi richiama ad ascoltare … e mi sono lasciata portare verso altre immagini e frasi. Poi non ho più sentito la parola nostalgia, ma mi è cresciuta dentro. Questo mi ha fatto piangere e fermarmi, sostare in compagnia di questa nostalgia, ad ascoltarla bene. È una nostalgia di uno stare più prolungato, profondo, che conosco bene e che ho bisogno di ritrovare perchè apre la strada all’imprevisto, all’inatteso e l’inaudito.
- Io ultimamente mi lascio molto influenzare dalla mia stanchezza fisica che sta compromettendo un pò tutto il mio quotidiano. Ma non ha mai pensato di poter camminare con il cuore. Quindi, devo concentrarmi di più su questa possibilità, anche perché ultimamente mi rendo conto che ho bisogno di riconoscimento, di persone che capiscono il mio essere. So che non posso essere amata e apprezzata da tutti, però faccio fatica a portare e sentire l’odio che alcune persone, manifestano nei miei riguardi nel campo lavorativo. Forse mi sono posta in maniera sbagliata, ma mi fa molto soffrire sentire questo nel mio nel quotidiano, anche perché ho sempre cercato di mantenermi in pace con tutti. Sento il bisogno perciò di riprendere il mio cammino a partire dal cuore, per valorizzare la vita che mi viene consegnata ogni giorno. Essere più attenta ai doni dello Spirito che sono presenti nel mio oggi, valorizzarli e spargerli attorno a me, per recuperare alcuni rapporti con le persone con cui mi relaziono ogni giorno.
- E’ pazzesco ma sento che lei ha parlato anche per me. Mi ritrovo anch’io a vivere queste situazioni nel lavoro, dove vivo la maggior parte delle ore della mia giornata. Non è da me, nella mia natura vivere nei conflitti e penso anche di non meritarmeli, ma mi sono arrivati gratuitamente. Mi sono buttata a capofitto per risolverli con le mie forze e possibilità. Ci ho messo anima e corpo investendo tutto e lasciandomi distruggere tutto. Forse ho sbagliato il modo, ma mi sono lasciata fare a pezzi. In quel momento mi sono detta: forse sto sbagliando l’obiettivo, pur essendo un obiettivo di pace. Ho cominciato a pregare perché ero confusa e non sapevo cosa dovevo fare: Signore fai tu.. ho bisogno di una guida…di una soluzione … e le nuove possibilità sono arrivate a casa, ti vengono a chiamare. Ho sentito la chiamata a venire quassù e ho detto a mio marito: non so perché ma io devo andare. La prima volta che sono stata quassù a passeggiare con Maddalena e don Paolo ho capito che qui c’è pace, la pace donata da Dio, dal creato e da persone vere. Quindi ho deciso di andare avanti e sono venuta a questo incontro di donne. E qui, in queste due ore è stato un continuo ricevere doni ovunque: fuori e dalle persone. Sapevo che venendo non conoscevo nessuno e questo mi piace. Ma qui ho incontrato una donna che conosco e questo mi ha fatto dire: grazie Dio perché vicino a me c’è bellezza!. Non occorre andare lontano a cercare qualcosa di bello, anzi mi confermi che attorno a me c’è già qualcosa di quello che sto cercando e questo non mi fa sentire sola. Anche nel posto di lavoro posso vedere bellezza. Poi camminando ho ascoltando l’invito di Dio che mi dice: lascia fare a me, renditi spazio libero, basta con i tuoi programmi, che nonostante l’impegno sono falliti. Ho capito che devo vivere questo momento di ricerca, di attesa, anche se faccio fatica perché io sono una che vorrebbe sistemare presto le cose e andare avanti. Anche perché le mete che mi pongo sono belle, es. per quanto riguarda la fecondità, io mi devo fermare un attimo, perché desidererei un altro figlio e invece mi dicono che non è il momento…e mi dicevo: come è possibile che non sia il momento!?! Ma forse, questa attesa che io non mettevo in conto, mi sta proprio dicendo: fermati… i tempi di Dio non sono i tuoi. Così mi fermo e lascio che la pace mi venga ad abitare, così poi la posso dare. E devo anche lasciare la preoccupazione di fare e di risolvere le cose che non vanno, per stare ed accogliere quel qualcosa che è per me. Per questo mi porto a casa la frase del percorso: camminerò nel tuo silenzio, per accordarmi con le tue chiamate di sorpresa! La bellezza della parola sorpresa mi riempie il cuore perché so che Dio può farci queste grandi sorprese.
- Ho desiderato di fare questa passeggiata ogni mattina per leggere questi cartelli che portano dei messaggi che mi parlano dentro: camminare con il cuore… il vero viaggio consiste nel vedere con occhio nuovi … tu tracci per me una strada… ogni istante può accadere….
Mi sembravano le dieci regole d’oro per vivere bene. Bisognerebbe fermarsi ad ogni cartello per scavare dentro, per togliere quella crosta che non riesco a grattare bene per andare in profondità. Per fare questo devo anche volermi più bene. Quando impari ad amarti, o meglio quando ci sentiamo amate tutto può succedere…ma cosa vuol dire sentirsi amate? Ognuno lo vive in maniera diversa. Ma se partiamo da questo sentirci amate si può imparare a volerci più bene, per quello che siamo, per la vita che abbiamo fatto, senza sentirci egoiste, cattive, senza giudizi che ci vengono dettati dall’educazione che abbiamo ricevuto. Quanto importante sentirci amate per volerci più bene. Partire bisogna… mi sembrava che ogni cartello mi desse una botta in testa… boh… e adesso… ti muovono queste frasi… ti toccano dentro e servono per buttare via quello spessore accumulato di anno in anno e veder con occhi diversi. Magari le strade già tracciate c’erano anche prima e io non le ho volute vedere. Anche quel uomo che è passato oggi accanto a noi, passava con delle cose pesanti nel cuore e non sapeva di trovare. Ma lungo la strada ha trovato un posto dove dissetarsi, sfamarsi, fare quattro parole. Ha trovato qualcuno che lo ha accolto… era una strada già segnata per lui per sostare, e per noi che l’abbiamo accolto.
- Conducimi tu dentro là dove tu sei…nelle ultime due settimane ho vissuto delle cose belle dove mi sono sentita portata, sollevata. Quando molliamo i programmi e lasciamo che la vitala porti Dio, le cose vanno meglio. Venerdì avevo perso la pace… ma oggi raccontando qualcosa di me a Tiziana, il racconto mi ha permesso di rientrare dentro e di riequilibrarmi. Per questo dico grazie. Anche quell’uomo che abbiamo incontrato stamattina, la sua sorpresa di trovare, mi ha fatto ritornare con la mente ad un incontro che ho fatto e che è stato per me importante. Sembrava che fosse venuto a caso, ma non era un caso, le vie dello Spirito passano dove noi non ce lo aspettiamo e ci permettono di annunciare la vita che ci viene donata, se noi accogliamo quello che viene. Lo Spirito ha altre vie, la mia fatica è mollare le sicurezze, e affidarmi in continuazione alla vita, e lasciare che questa vita accada, in divenire. Non si buttano i programmi, perché siamo chiamate a vivere il nostro quotidiano, ma quando le situazioni non ci permettono di capirci, bisogna fare un passo indietro, fare silenzio e lasciare che le cose le faccia lo Spirito e poi… le cose vanno a posto da sole.
- Nella mia riflessione di oggi è risuonata in me la parola equilibrio. Oggi lo Spirito Santo ci parla di impeto, leggerezza… e mi ritorna in mente l’omelia di ieri sera, dove il “don” lo ha paragonato ad una piuma che si posa leggere, a volte in modo impercettibile, ma questo peso impercettibile può trasformare i nostri equilibri. Per questo chiedo allo Spirito di essere spazio libero, perché uno spazio libero permette di fare tanto se non metto paletti allo Spirito, che riesce entrare, ed arrivare. E quando entra, non ci sono parole, né immaginazioni possibili, che spiegano fin dove ci può portare e che cosa può fare. La vita non è altro che un pellegrinaggio verso il luogo del cuore, ma non per trovare terre nuove, ma per vedere con occhi nuovi. Oggi c’è l’ansia di chiedere: ma cosa hai trovato, cosa hai visto… non si tratta di trovare delle novità, ma siamo noi oggi questa novità…e questo è sorprendente!
- Tu tracci per noi una strada anche quando rimane nascosta, e parli al mio cuore anche quando soffro il tuo silenzio. Qui devo continuare a fare sempre un grande atto di fede. Non devo essere tesa per fare che tutto sia posto, non devo trafelarmi, ma sapere veramente aspettarLo, ascoltarLo e lì le strade le trovo, ci sono. Solo che certe volte mi chiedo: ma dove sei, non vedi che le cose non vanno al loro posto…, non è facile per me stare in attesa quando mi prende l’agitazione per le responsabilità dovute sia al ruolo che occupo, sia perché ho a cuore tante situazioni, dove non sempre riesco a trovare le risposte giuste. Per questo mi è rimasta la frase che non è importante conoscere cose nuove, ma vedere con occhi nuovi le cose di tutti i giorni. Siamo noi che facciamo la differenza se guardiamo con gli occhi della fede, di Chi ci ama e ci dice: stai tranquilla, io sono qua, affidati e fidati. E allora si possono trovare questi occhi nuovi per guardare diversamente la realtà di tutti i giorni.
- Camminerò nel tuo silenzio, per accordarmi con le tue chiamate di sorpresa! Anche a me ha colpito l’incontro di oggi con Pierantonio, e mi ha riportato alla mia esperienza. Facendo il percorso mi rendo conto che quelle volte che volevo essere d’aiuto nei confronti di una persona ci mettevo solo del mio, ma facendo questo non lasciavo spazio a Dio, un Dio che può dire: se non fai spazio, a cosa servo, non servo a niente! Quando invece io non cerco di portare solo il mio, Dio mi porta dentro a delle situazioni che non avrei mai pensato di incontrare. Importante lasciarmi guidare. Non cercare nuove terre, ma vedere con occhi nuovi… ho fatto un esame di coscienza e mi accorgo che desidererei un atteggiamento diverso, ma lo desidero con rabbia, perché è qualcosa che mi manca. Desidero lasciare andare questa rabbia per vedere con occhi nuovi, perché questo mio modo di agire si attacca ad una ripicca: adesso ti do una lezione. Questo mi ha fatto fare un esame di coscienza, e mi sono resa conto che così facendo, vado avanti solo con la testa senza potare giù nel cuore la riflessione. Posso quindi riconoscere che la situazione è pesante e mi fa male e voglio fermarmi lì senza lasciarmi invadere dalla rabbia. Una sintesi finale del percorso è che sta nascendo qualcosa di nuovo che mi dice: più che un fare è lasciare, più che un fare è restituire, più che un fare è lasciarsi amare.
- Provocata dalla nostalgia che ci chiama e non ci lascia ferme nell’illusione di aver trovato… mi ha fatto tornare in mente quella poesia che parla di quiete dopo la tempesta. Io sto vivendo la quiete, ma una quiete tempestosa. Ma è una tempesta che non mi fa male, ma che vivo come movimento. Il percorso mi ha fatto fare un esame di coscienza, mi ha posto delle domande: la mia è quiete è staticità o illusione di avere trovato? È una domanda che mi pongo e lascio là, perché non mi do una risposta. Un’altra frase che mi ha colpito: abbiamo bisogno di uno spazio ospitale e mi sono chiesta se io sono questo spazio per me stessa e per gli altri. Ma l’altro interrogativo che mi sono posta è se sono capace di accogliere me stessa, perché so che da questa accoglienza di me poi dipende anche il mio accogliere gli altri. Altra frase: tutto ciò che vive desidera la carezza, ma io sono capace di carezza per gli altri, una carezza non solo fisica ma di bene, che poi vorrei anche per me? È egoismo questo? No, volersi bene non è egoismo, ma queste uscite moralistiche sono quelle tempeste che sono in agguato ed escono sempre da qualche parte. Altra cosa che mi sono chiesta è: so stare in silenzio o fare silenzio? So di essere capace di stare in silenzio, e non mi costa fatica, ma farlo dentro è più difficile perché poi ecco arrivare la tempesta.
Tronchi a cerchio, vicini
lasciano spazio all’armonia rotonda
Inizio che sa di infinito
un continuo generare.
Alle spalle una croce di legno
Come alba che accoglie il tramonto nel suo divenire.
Il soffio accarezza quel tronco
e passa oltre al di là del conosciuto.
- Essere qui mi da pace. Il silenzio, questo posto mi fa so-stare dalla vita quotidiana piena. All’inizio mi ha colpito la parola profondità, perché dopo aver messo al mondo tre figlie, ho vissuto tanto il darmi tanto da dare e da fare. Sono passati alcuni anni, le figlie sono ancora piccole, ma il mio dare in quella dimensione materna è finita. La mancanza di energie che sento in questo periodo, mi fa soffrire e mi fa dire che non sono più feconda, non solo nel non fare figli, ma anche nel lavoro perché mi sento svuotata e incapace di dare tutto quello che richiede. All’inizio del percorso ho fatto fatica, perché pur desiderando questo tempo per scendere nella mia profondità, nel momento in cui lo potevo fare, non è stato facile svuotarsi da pensieri e preoccupazioni per gli altri, e dare la priorità solo a me stessa. Poi mi sono lasciata andare e leggendo le frasi e le immagini mi hanno riportato a quello che sono io: le montagne, il camminare, il paesaggio, la natura mi fa sentire a casa mia. Dio mi chiama qui, in questo modo, e in questo ambiente mi ritrovo ad ascoltare la mia sofferenza, lasciando andare tante cose per fare spazio un po' a me. Tu tracci per noi una strada anche quando rimane nascosta… tante volte voglio vedere cosa fare nella vita, cosa vuole Dio da me, ma devo forse sostare, rallentare e lasciarmi guidare da questo Spirito che è una forza grande… Quando sei stanca, cammina con il cuore: ma come? Cosa vuol dire? Questo voglio portare a casa, questo il cammino che vorrei fare, insieme a quella carezza del Creatore di cui tutti abbiamo bisogno. Io sono un essere vivente, io vivo e tante volte non mi basta la carezza delle persone fisiche che sono accanto a me. Ho bisogno della carezza di Dio, delle carezze che ogni giorno mi dona in tanti modi, ma chiedo di saperle cogliere con occhi nuovi.
- C’è una frase che mi ha provocato, che rimanesse in me la frase che più mi parlava: c’è bisogno di un luogo accogliente dove deporre tutte le nostre sofferenze. C’è questo bisogno non necessariamente di un luogo fisico, può essere anche in noi, dove possiamo deporre tutta la nostra stanchezza. Tutte le maestre hanno parlato di questa stanchezza, perché chiamate a dare ascolto a tanti bisogni dei piccoli che chiedono molta cura e attenzione, e a questo si aggiunge anche il rapporto non sempre accogliente tra colleghe, anzi, a volte, caricato di ostilità, di parole pesanti, di richieste…. Ma Dio se ce la sto mettendo tutta, oltre a questo non so cosa dare. Forse il problema è in me… per questo c’è bisogno di un luogo altro, che non ti chiede il curriculum, se hai fatto il corso sulla sicurezza, ecc… un luogo che non ti chiede niente, ma soltanto di stare. Ma si fa fatica a trovare un luogo, un orecchio senza giudizio… diventa molto difficile e per questo si prova una grande stanchezza. Bella la frase che dice quando sei stanca con le gambe cammina con il cuore… ma quando succede il contrario, dove sei stanca di metterci il cuore, sei stanca moralmente, spiritualmente e senti che sei viva solo perché le gambe vanno una dietro all’altra e cammini, solo perché vai dietro agli altri, cosa fare? È una stanchezza morale di cui non ci sono stampelle! E a chi importa, chi se ne frega? Devi ricorrere solo a te stessa, a quel Dio che è dentro di te. Ma come trovarlo, incontrarlo, e trovare le strade nascoste che Lui hai segnato dentro di me? Io sono talmente cieca che in 52 anni non riesco nemmeno vedere l’inizio di questa strada. Sarà che ho fatto una strada totalmente altra che ora sento il bisogno di prendere il senso contrario, tanto da non volerne sapere più di questa. Ho trovato bellezza, ma anche ostilità, gara e competizione. Allora sento il bisogno di lasciare fare alle altre, ma io ci sono e non posso nascondermi. Ci sono anch’io, e non riesco ad essere invisibile. E per questo ogni giorno quando mi alzo prego: Ti ringrazio Dio per questo giorno, ma vedi tu di riportarmi a casa di nuovo, perché là non ci voglio andare, perché là mi sento schiaffeggiata nella mia umanità.
- Io oggi mi sentivo stanca e non avevo voglia di stare da sola. E ho tentato di capire cosa fare. Quando ho finito di leggere la traccia, ho alzato gli occhi e ho visto accanto a me Anna e per questo la ringrazio perché ci siamo ascoltate a vicenda. Lei mi ha fatto capire che forse ho paura… e così mi sono lasciata guidare da questa frase: Conducimi Tu dentro, là dove Tu sei e mi stai attendendo per farmi conoscere l’essere profondo che è in me e aiutarlo a venire alla luce e crescere. Quindi mi sono lasciata condurre da Lui attraverso l’incontro vissuto oggi. La perla che ho trovato oggi è stato proprio questo incontro, che ha permesso alla mia paura, pian piano di sciogliersi.
- Per me una giornata speciale per essere partita fin dal mattino e avere scelto io di venire qui. E non sentire nessun rimpianto. Ho letto tutti i cartelli, e li ho sentiti tutti per me, tutti collegati, tutti con un senso. Bello quel cartello che mi dice oggi di vedere con occhi diversi. E’ quello che tento di fare allenandomiogni giorno. Ogni giorno c’è la sua pena, ma ogni giorno tento di vedere qualcosa di bello. Niente di quello che succede cambia il Suo amore per me. Il suo amore c’è, certo spetta a me accoglierlo. Riuscir a vedere il bello, mi dà carica. Importante non lasciarmi più prendere dall’ansia dei progetti, di cosa fare, e quando arriva cerco di allontanarla e questo mi permette di viver l’oggi, di vivere più serena, vivere in pace. Desidero vedere con questi occhi nuovi. Toglimi la tentazione di chiederti di tirarmi via ogni fragilità, debolezza ecc…; non voglio lasciarmi prendere neanche dal bisogno di chiedergli questo, ma solo dal desiderio di lasciargli spazio.